In una videochiamata, Federica mi ha proposto di condurre insieme una diretta su Instagram, la mia prima esperienza in diretta. Nonostante l’ansia di improvvisare senza uno script, grazie alla bravura di Federica, abbiamo realizzato una live di quasi un’ora, ricca di spunti interessanti.
Federica ha introdotto il concetto di “vision partner”, condividendo una visione comune su progetti e comunicazione. Questo va oltre la relazione cliente-fornitore, basandosi su una profonda sintonia di valori.
Nell’intervista, ho condiviso il mio ruolo di “vision partner”, spiegando come implichi la condivisione di valori di vita e lavoro. Abbiamo discusso dei progetti, concentrandoci sulla creazione di una personalità distintiva e comunicazione efficace.
Affrontando argomenti come l’autenticità online, la gestione degli errori, e l’adozione di nuovi trend come l’intelligenza artificiale, abbiamo esplorato anche il supporto ai clienti nella costruzione del proprio storytelling, superando le sfide della paura e della pianificazione.
La pianificazione è stata sottolineata come chiave per gestire l’imprevisto. Abbiamo concluso sottolineando il ruolo essenziale della pianificazione nella gestione delle sfide della comunicazione online, una volta superate le resistenze iniziali.
Federica – Grazie mille a tutti per essere qui. Oggi sono qui con Melissa Bartolini, perché vogliamo condividere delle riflessioni su un tema che ci lega molto in quello che è il nostro lavoro, cioè, come i social possono essere utilizzati rispetto a progetti imprenditoriali, sia aziendali, che di personal branding, quindi possono creare un ecosistema virtuoso e quindi ho invitato Melissa perché lei prima di tutto, è una mia vision partner, ma soprattutto perché è super esperta in social, quindi potrei dirvi, usando le classiche etichette del nostro settore, che è una fantastica digital strategist, che è una social media strategist e così via, ma penso che chi meglio di lei con le sue parole, possa raccontarci di che cosa si occupa, quindi Melissa, ti lascio la palla!
Melissa – Grazie mille! Partendo dall’etichetta, è sempre molto difficile capire cosa si fa nel concreto. Come hai anticipato tu, mi occupo di comunicazione, comunicazione aziendale e soprattutto di strategie digitali e strategie social. Il tuo termine, che è quello di “vision partner” è un termine che, quando me l’hai comunicato qualche tempo fa, dicendomi: “Vuoi diventare mia vision partner?”, lì per lì mi sono chiesta cosa significasse. Sei tu la creatrice di questo bellissimo termine, mi ci ritrovo anche molto, sia con te, che con tutti i progetti che segui e che seguiamo, quindi, darei la parola a te per spiegarlo a chi ancora non ha avuto il piacere di sentirlo.
Federica – In realtà, che cosa significa questa parola? Ho unito due concetti, quello della visione e quello della partnership e ho pensato che moltissime relazioni aziendali, che possono essere cliente e fornitore, oppure tra collaboratori e così via, si potrebbero riassumere, quando naturalmente ci sono delle basi perché questo avvenga, unendo questi due termini, quindi quando due persone condividono la stessa visione rispetto a come si fanno le cose, al modo di comunicarle, alla visione proprio del progetto, per cui anche tutta la parte dell’entusiasmo, tutta la parte dei risultati che vogliamo ottenere e diventa un po’ un mood che non è più l’essere: “Tu sei un mio collaboratore. Questi sono i termini dell’accordo, facciamo il progetto”, ma c’è qualcosa di più sostanzioso dietro. Naturalmente non può succedere con tutti, perché ci sono dei momenti o delle persone con cui non scatta questo tipo di sintonia, con altri invece sì e si creano poi quelle collaborazioni anche più longeve, da un punto di vista di tempo, di progetti e così via. Melissa per me è una stupenda vision partner, perché insieme abbiamo una visione molto sintonica, di quello che vuol dire fare comunicazione. Crediamo nello stesso modo di fare comunicazione, sia per le aziende, sia in termini di personal branding, quindi liberi professionisti e così via.
Melissa – Aggiungerei anche che, secondo me, “vision partner” è anche condivisione di valori, sia valori di vita, che valori anche nel modo di gestire il lavoro, nel modo di comunicare il proprio lavoro e di esserci. È questo che ci accomuna.
Federica – Sono d’accordo! Diciamo anche cosa facciamo insieme, così per raccontare anche un po’ il dietro le quinte!
Melissa – Ok! Praticamente seguiamo dei progetti di comunicazione nei quali crediamo molto: nello studio della persona, nello studio dell’azienda, nello studio del creare una personalità, sia per una persona, che ovviamente una personalità già ce l’ha, ma magari non è definita, non è delineata, non è comunicativa e sia creare una personalità a livello aziendale, anche i bisogni che bisogna comunicare, i bisogni che un’azienda può portare, può esternare o può risolvere anche e non è molto facile, a volte, comunicare cosa si può risolvere, i propri servizi, i propri prodotti cosa possono portare ai propri clienti.
Federica – Certo, tu stai parlando adesso dei nostri clienti, che spesso arrivano da noi e ci dicono: “Ho bisogno di tutto!”, quindi anche l’andare a capire quali sono questi bisogni.
Melissa – Esatto, le esigenze vere.
Federica – Le esigenze, anche quelle che lavorano sottotraccia, perché uno può anche avere bisogno di tutto, ma non sa neanche dire effettivamente di cosa, quindi questa è una parte molto interessante.
Melissa – Anche perché da questo si possono arrivare a costruire dei percorsi che portino poi a dei risultati e a degli obiettivi, però se non partiamo da cosa ci serve ora per raggiungerli, è un pochino, quasi impossibile, poi, alla fine arrivarci.
Federica – È vero! Un’altra cosa che mi piace un sacco è una sorta di consapevolezza che vedi che, pian piano, nel corso del progetto prende piede, per cui anche i clienti iniziano ad usare termini un pochino più tecnici nel mondo della comunicazione, si appassionano, ma soprattutto dicono una cosa che, secondo me, è molto interessante cioè, dicono: “E’ incredibile! Io prima pensavo di sapere chi fossi oppure quale fosse il modo giusto di comunicare nella mia azienda, invece, ho scoperto che è completamente diverso!”, quindi anche questo, secondo me, è un qualcosa che è intrigante, sia per loro che per noi, perché alla fine è un percorso che si fa insieme di consapevolezza. Cosa ne dici?
Melissa – Esatto, è proprio un percorso di consapevolezza. È proprio un percorso, non si arriva subito alla scoperta: fai una strategia di comunicazione e wow! No, sono step e si raggiungono piano piano.
Federica – È vero. Secondo me, ci sono tanti step che non si possono etichettare, cioè, in un progetto, oltre a tutta la parte che si vede, che sono i moduli che uno crea, di pianificazione, che fanno parte del progetto, le diverse fasi, quindi: pensiamo prima ai contenuti, cerchiamo di metterli giù, sia da un punto di vista visivo che da un punto di vista testuale, poi decidiamo di pianificarli e così via, che cosa succede in realtà? C’è tutto il concetto dell’anima del progetto che è sotto e che piano piano tiriamo fuori …
Melissa – Esatto. Bisogna intanto capire chi siamo, cosa vogliamo, qual è il nostro stile, cosa vogliamo dire, cosa vogliamo comunicare con il nostro stile, che tono di comunicazione vogliamo usare perché possiamo essere più istituzionali, possiamo essere più ironici, possiamo utilizzare moltissime leve, moltissime modalità di comunicazione. Possiamo costruire degli storytelling, quindi delle storie dietro il nostro brand, che sono quelle che funzionano meglio e i brand più top, più duraturi, hanno comunque enormi storytelling che li accompagnano, poi fanno sì che siano proprio loro, tornando al discorso di prima, che abbiano una personalità propria.
Federica – Ti ricordi che, quando ci siamo conosciute, mi hai raccontato quella storia molto bella, dove mi dicevi: “Io provo tantissima soddisfazione perché un mio cliente che non riesce a fare dei contenuti parlati in video, alla fine, dopo un po’ di consulenza, la mia più grande soddisfazione è stata la sua felicità quando mi ha detto: “Ce l’ho fatta! Sono riuscito a registrare un video per Instagram, per Linkedin” … ecco, è questo il concetto di Vision partner che ci piace, quindi, anche lavorare proprio sulla self confidence, perché alla fine siamo tutti umani, con tutte le nostre paure, le nostre fragilità e i nostri dubbi e la comunicazione è un mondo molto competitivo, soprattutto oggi dove sui social ci devi essere per forza, altrimenti non si ricordano mai di te, però devi dire le parole giuste, non devi essere troppo visibile ma neanche troppo poco, insomma, i social sono veramente un posto difficile in cui stare! Cosa ne pensi?
Melissa – Confermo, è un mondo difficile però non è un mondo che deve spaventare perché le imperfezioni sono parte di noi. È meglio essere veri, piuttosto che costruirsi troppo e quindi diventare perfetti, che poi è un perfetto che non può durare nel tempo, quindi anche qualche piccolo errore … perché poi la paura: “Oddio, non vado nei social. Non mi espongo così non posso sbagliare”, oppure: “Costruisco prima la perfezione e poi esco”. Non arriveremo mai alla perfezione, quindi non usciremo mai e non pubblicheremo mai nulla. Questo succede in tutte le cose della vita quando si vuole la perfezione, poi alla fine non si fanno mai passi avanti.
Federica – Rispetto a questa cosa del non uscire se non ci si sente perfetti, secondo te quali sono quegli errori che, magari per le persone che non fanno il nostro lavoro, possono sembrare degli errori enormi, madornali, mentre invece per noi sono effettivamente qualcosa che non è un errore, ma è autenticità della persona, dell’azienda e così via?
Melissa – Possiamo partire da un semplice refuso su un post? Una lettera sbagliata, un’acca omessa o messa dove non stava? Lì è un errore che capita a tutti prima o poi, oppure uno sfondo non perfetto o una foto non perfetta? Non sono errori, sono tentativi.
Federica – A noi i tentativi piacciono. Noi siamo quelle che lavorano per tentativi, proprio perché lavoriamo sull’accompagnare quelli che sono i bisogni che a mano a mano possono emergere in questo percorso, perché alla fine comunicare se stessi, comunicare la propria azienda, è un percorso e come tutti i percorsi si va per tentativi, per errori, per qualcosa che magari non ci torna completamente, però l’importante è iniziare questo percorso. Secondo te, quali sono le cose che sono fondamentali quando si decide di partire e di fare questo percorso? “Io ho bisogno di tutto. Sono un’azienda. Sono un libero professionista. Sono una persona che vuole stare sui social e avere curata la propria immagine sui social, però ho paura di iniziare questo percorso. Come si fa?”
Melissa – Intanto, è fondamentale una preparazione, quella che dicevamo prima: capire come vogliamo starci. Nel momento in cui capiamo come vogliamo starci, si fanno dei test semplicissimi: si capisce qual è il formato giusto per noi, perché magari per una persona … adesso parliamo di Instagram, possono funzionare benissimo i caroselli per il tipo di contenuto che pubblica lei, altri vanno benissimo coi reel, quindi bisogna fare test continui. Per capire bisogna partire, avendo però comunque degli obiettivi delineati, non partire in modo random. Bisogna sapere qual è il nostro obiettivo, poi per arrivarci possiamo modificare delle cose strada facendo.
Federica – Allora potremmo dire che ci sono due dimensioni, cioè una dimensione di obiettivi più funzionali tipo: “Vorrei far vedere i miei prodotti sui social perché sono un negozio fisico, però dopo il Covid non ho più quel giro, le persone non vengono più di tanto in negozio perché hanno paura del contatto” e così via. Subito prima, durante e subito dopo il Covid, queste erano le richieste che più di tutti arrivavano, soprattutto da chi aveva un business fisico, oppure potrebbe essere: “Vorrei spiegare il mio lavoro attraverso il social perché è un posto dove non possono stare”. Questi potrebbero essere gli obiettivi più funzionali, però poi sotto c’è un macro-obiettivo che è il più bello da raggiungere, quando il tuo business, i tuoi valori e il tuo modo di essere, si rispecchiano effettivamente in quello che è un social, che può essere Instagram, Linkedin, Facebook, Twitter, che ora si chiama X. Il macro-obiettivo potrebbe essere il fatto di dire: “Io apro la mia pagina social e ho la sensazione di guardarmi allo specchio. Sono esattamente lì, proprio come sono io”, sia dal punto di vista aziendale, imprenditoriale … questo è un obiettivo sfidante però.
Melissa – Assolutamente sì e non è nemmeno facile da raggiungere perché sfido chiunque a conoscersi così bene e ad essere così self confident da riuscire ad emergere così, per questo è sempre bene avere qualcuno al nostro fianco che ci faccia emergere bello.
Federica – Tu come riesci a far emergere i tuoi clienti? La tua figura come riesce a far emergere il tuo cliente?
Melissa – Prima di tutto, io parto dall’organizzazione che per me è una cosa fondamentale, quindi cerco di trasmettere anche l’organizzazione ai miei clienti con dei pull e facciamo delle programmazioni anche per quanto riguarda come stare, quando uscire con i post, come organizzarli, quindi fare un piano prima e questo già, nel momento in cui entri nel mood, rassicura perché sai dove stai andando, sai quello che stai facendo, non stai pubblicando qualcosa oggi perché sono in vena o domani no perché mi sento coi capelli fuori posto, oppure a livello di azienda “no, perché oggi ho il commercialista e domani vado a pagare le tasse”, quindi l’organizzazione è fondamentale e quindi è il giusto mindset per affrontare un percorso di comunicazione e poi bisogna anche cercare di fare emergere ciò che vogliamo veramente comunicare.
Federica – Cioè?
Melissa – Bisogna cercare di essere autentici, di trovare il giusto modo di comunicare, non pensare … per esempio, tutte le volte che parlo coi clienti che vogliono promuovere dei servizi, non pensare a promuovere il tuo servizio ma pensa a quello che il cliente vuole da quel servizio, quello che vuole raggiungere lui, non quello che tu vuoi dire, quindi partire dall’altro, anche istruire un pochino a come comunicare verso qualcun altro, non in modo “Io mi presento”, ma “Chi sono” in modo utile.
Federica – Questa è un po’ la chiave della comunicazione. Vanno benissimo le intenzioni, però poi se un messaggio arriva in una maniera per tot motivi che alcuni possiamo controllare, altri no, in una maniera sbagliata dall’altra parte, poi l’effetto del messaggio è controproducente. Questo è uno dei primi principi della comunicazione che ogni volta che, quando faccio i miei corsi di comunicazione ai clienti, mi dicono: “Allora è molto rischioso comunicare!”, sì, ma nel buono, nel senso che tu sai che dall’altra parte hai una persona con tutto il background, con un vissuto, con il suo momento e quindi non è facile trovare la sintonizzazione e quindi forse c’è anche questo concetto della sintonizzazione che non va così sottostimato, nel senso che, anche su questo, forse il social ci può aiutare nel dire: “è un grande mezzo di comunicazione, ma va usato con la giusta cura”, quindi rispetto sia al tipo di messaggio che voglio mandare, sia a come penso che potrebbe arrivare. C’è questo gioco di equilibrio che è interessante.
Melissa – Assolutamente sì, anche se pensiamo a tutte le campagne che magari poi … adesso ce n’è una famosa che non cito perché è sulla bocca di tutti, come poi viene percepito il messaggio, quindi bisogna anche capire, non come lo comunico, ma come viene recepito da chi sta fuori, da chi ha un background diverso dal nostro. Potrebbe prenderla in un modo o prenderla in un altro e non è detto che sia quello tuo.
Federica – Esatto. Questo forse fa parte un po’ dei rischi di cui parlavamo prima, cioè il fatto che, quando tu decidi di comunicare, di esporti, automaticamente dall’altra parte ti metti in relazione con una community, una serie di persone, un po’ come stiamo facendo noi adesso, quindi se loro avessero commenti, volessero farci delle domande, noi siamo qui proprio per questo, proprio perché non è una chiacchierata fra noi, di quelle che ci facciamo tutti i giorni in privato, ma perché pensiamo che possano essere delle cose interessanti su cui dialogare, su cui poter riflettere insieme e così via. Forse è anche questa un po’ la potenzialità, in generale di tutti gli strumenti di comunicazione. In particolare, i social, naturalmente sono un po’ la cassa di risonanza degli strumenti di comunicazione e così via, quindi forse è anche un po’ questo. Visto che i social hanno dei trend, che un po’ ci mettono ansia e che forse potrebbero in qualche modo andare un po’ a impattare rispetto a quell’ansia di prestazione di quando decidiamo di metterci come azienda, come liberi professionisti e come persone sui social, rispetto alla costruzione della personalità e dell’anima che vogliamo trasmettere, secondo te, come questi due concetti si possono legare?
Melissa – Quello che penso io è che il trend va seguito ma non sempre. Mi spiego meglio … seguire i trend, sì, se sono adattabili alla propria comunicazione, sia a livello aziendale che personale. Questa distinzione ovviamente è normale se sono adattabili. Non perseguire per forza il trend. Se c’è il balletto di turno, io non penserei mai di consigliare a un’azienda che magari fa infissi di prendere i propri dipendenti e fare il balletto. Se ci sono trend adattabili, perché no? Sfruttiamoli, anche perché possono portarci del traffico, però sono in linea coi nostri obiettivi? Sono in linea con quello che vogliamo comunicare? Ok, altrimenti guardiamolo mentre scorriamo.
Federica – A proposito di trend, c’è stato molto il concetto sull’intelligenza artificiale, ci sono state tantissime discussioni di “Ci sostituirà o non ci sostituirà?”, secondo te, rispetto a questo mondo della comunicazione, che tipo di strumento è? È qualcosa che può essere integrato o meno? Ci può aiutare oppure no?
Melissa – La reticenza che abbiamo con l’intelligenza artificiale è paragonabile a quella che si aveva 20 anni fa coi social, poi ora siamo tutti sui social, quindi, secondo me sono degli strumenti e sottolineo “strumenti” che possono aiutarci tantissimo, sia nel lavoro, sia nei social, sia nella vita anche privata. Penso a GPT che può farci un riassunto, quindi ci può far guadagnare del tempo che dovevamo costringerci ad usare per fare quel riassunto, invece ce lo può fare lui. Ci può aiutare nella costruzione di post, nella costruzione di contenuti per un blog, però non ci può sostituire perché non può parlare come parliamo noi, quindi può darci degli spunti, può darci una mano, può essere il nostro piccolo assistente …
Federica – A proposito di questo, pensavo a quanto è difficile per un cliente a tirare fuori il proprio storytelling. Una delle cose più difficili, quando noi iniziamo un progetto … noi spesso facciamo questi progetti dove magari non c’è solo la parte social, ma magari è legata anche alla costruzione di un sito web o alla costruzione di un’immagine di un professionista in termini proprio di personal branding, quindi andiamo a lavorare, a scavare, a capire insieme qual è il filo conduttore, la sua storia e come poterla valorizzare attraverso i social, attraverso il sito, attraverso il blog, attraverso il modo di comunicare e una delle cose più difficili è proprio dire: “Ma questa storia come la racconto? Avrei anche tante cose da raccontare, però come faccio?”, ma soprattutto quando sono degli ambiti un po’ tecnici, che usano dei termini molto particolari, molto di settore e così via e lì la sfida sembra molto più alta, sembra che l’asticella si alzi in maniera esponenziale e uno dice: “Mamma mia, come faccio?”, però forse ci sono dei modi in cui piano piano questa storia può emergere. A me piace molto, quando costruiamo le storie, creare dei collegamenti, quindi creare i link tra un posto e l’altro oppure tra un servizio che viene lanciato, ricordarlo e così via. Quello che mi colpisce sempre è come man mano i clienti riescano poi a fare i link successivi, cioè, una volta che si capisce questa impostazione del gioco, dicono: “Esce questo servizio, potremmo raccontarlo così” e questo è molto divertente, a proposito di quella personalità di cui parlavamo prima.
Melissa – Assolutamente sì, si entra proprio nel mood della comunicazione. A quel punto abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Quando vediamo un cliente che inizia a fare i link da solo, a fare i collegamenti, le congiunzioni, a crearsi da solo lo storytelling, vuol dire che siamo riusciti a trasmettere.
Federica – Esatto, quando te lo propongono loro e ti dicono: “Questa è una bozza, mi dici che ne pensi?” succede no? Fa parte del gioco.
Melissa – Esatto e c’è orgoglio!
Federica – Un’altra cosa è la pianificazione, cioè, dietro a tutto c’è la strategia. Uno non può partire a bomba e dire: “Oggi mi va e pubblico”, ma la storia ha bisogno di essere scritta prima, ha bisogno di essere provata, limata, costruita e così via, perché altrimenti è molto difficile che le persone ci seguano e che la nostra storia possa essere condivisa e capita anche dagli altri e in questo anche il concetto di pianificare in anticipo, che è una cosa difficilissima e che è quella in cui incontriamo più resistenze da parte dei nostri clienti perché effettivamente pianificare in anticipo è difficile. Questa arte del pensare in anticipo come si può spiegare? Come si può fare? Come si può evitare di avere paura di pensare in anticipo, soprattutto quando si tratta di business? Noi lo sappiamo che il business vive di momenti, di cose impreviste che uno vuole assolutamente comunicare e se perde quel momento è un problema, come si fa a trovare un equilibrio tra queste due cose, secondo te?
Melissa – L’imprevisto c’è sempre ed è proprio per questo che è sempre ottimo pianificare perché, se hai una programmazione pianificata riesci poi a gestire benissimo l’imprevisto, se non hai una pianificazione, l’imprevisto diventa veramente una cosa negativa. La pianificazione, secondo me, è una cosa importantissima ed è una cosa che si apprende. All’inizio magari può essere pesante, può essere una cosa che spaventa, però nel momento in cui vedi che è tutto lineare, che i contenuti sono già fatti, che non devi più pensarci e che puoi pensare ad altro, vedi gli effetti positivi, devi provarla.
Federica – All’inizio non sarà facile, però se la provi, effettivamente è una cosa che poi dà i suoi risultati e soprattutto succede una magia e cioè ti vengono le idee per il mese dopo e quindi i famosi collegamenti di cui parlavamo prima, fra cosa vogliamo comunicare e quello che ci succede intorno, perché in realtà è un continuo laboratorio di idee, soprattutto nel business e nel personal branding e quindi i tentativi vanno anche in quello, cioè lanciarsi e dire: “Io cliente arrivo preparato e dico quello che voglio comunicare e come lo voglio comunicare.
Melissa – Esatto, poi come vogliamo comunicarlo possiamo anche aggiustarlo insieme e limarlo insieme, però che cosa vogliamo comunicare, arrivare già col fogliettino delle idee è fantastico, poi magari qualche idea si scarta, qualche altra idea si aggiunge e poi parlando insieme si costruiscono i famosi link. È proprio entrare dentro un mood di organizzazione diverso, che sembra ansiogeno, invece toglie l’ansia.
Federica – Quanto ci mettono i clienti ad entrare in questo mood?
Melissa – Non ti so dare una statistica perché ci sono certe persone che non riescono ad entrarci e altri invece vedono dei benefici. Magari i primi due mesi in cui collaboro con qualcuno mi chiedono: “Cosa bisogna fare? Perché mi chiedi questo?”, poi si va lisci.
Federica – Prima hai detto una cosa interessante, cioè il fatto che bisogna essere autentici perché il social, alla fine, è un ambiente che ci fa paura. Io ho anche registrato una puntata di un podcast per Estratti lab che si chiama “Estratti tascabili”, che trovate su Spotify dove insieme a Fabrizio Garberoglio abbiamo ricostruito la storia dei social e anche tutte le conseguenze dei social, quindi come gestirli perché soprattutto ci sono anche i ragazzi che iniziano ad utilizzarli con tanto anticipo rispetto a come magari noi potevamo aver iniziato ad utilizzare il cellulare ai nostri tempi, oppure anche per i nostri genitori, cioè, c’è stata un’innovazione dal punto di vista di comunicazione molto veloce negli ultimi anni, che ha dato uno sprint anche alle nuove generazioni di dire: “Se non sei sui social, viene levata una fetta di socialità” ed è un tema di cui si discute moltissimo. Oggi non parliamo di questo ma di progetti imprenditoriali e quindi lontano da questo mondo, però c’è sempre un po’ di paura su cosa si può far vedere, cosa si può raccontare sui social. Io ho notato che c’è una tendenza a dire: “Non faccio vedere nulla perché ho paura di non essere all’altezza o di far vedere troppo” e una tendenza opposta per cui si racconta tutto senza filtri, quindi, come si fa ad essere autentici tra questi due poli opposti?
Melissa – Bisogna avere molta consapevolezza e pensare che purtroppo c’è una percezione del “sono quello che gli altri vedono nei social” o meglio: “gli altri pensano che io sono quello che si vede nei social”, quando c’è ovviamente c’è una vita diversa e un mondo diverso. Se una persona è sempre sorridente o ha una vita che sembra perfetta, poi magari dietro ha una vita normalissima, la percezione è sempre distorta. Quello penso che sia inevitabile e purtroppo è la cosa negativa del mondo social. Come poterci stare? Con consapevolezza, sapendo che ti stanno guardando anche altre persone, che potrebbero avere un’interpretazione diversa da quello che dici, di quello che sei e anche da quello che pensi.
Federica – Certo. Una delle domande che più spesso ci fanno nel nostro lavoro è: “Come fare a evitare questo dal punto di vista imprenditoriale?”, quindi, per essere sicuri di fare la cosa giusta rispetto al settore in cui si opera, rispetto ai competitor, cioè, c’è tutta una serie di variabili, tu cosa ne pensi?
Melissa – Studiando, capendo prima, capendo il mondo dei social, capendo la propria comunicazione, quello che dicevamo prima, preparare una strategia prima, preparare il proprio mondo da presentare e stare attaccati a questo, restare fedeli a quello che vogliamo essere.
Federica – Io aggiungerei anche il contesto in cui operiamo, nel senso che a volte, fare le cose che fanno tutti nel nostro contesto e magari non sono così in linea con la personalità della nostra azienda e del nostro business, per come noi lo facciamo, può essere controproducente. Il contesto è una variabile molto importante, secondo me, da tenere in considerazione e che noi studiamo molto quando andiamo dai nostri clienti, proprio perché non è detto che se il contesto si muove in un certo modo, bisogna assolutamente allinearsi, così come non è detto che sia la risposta giusta allinearsi, quindi dire: “Ok, io mi allineo ma ho il mio modo di comunicare il mio business nel mio contesto in una maniera più autentica per me”, che può essere comunicare esattamente come fanno tutti gli altri, però con delle parole scelte da noi, con dei valori che sono i nostri, perché effettivamente la cosa bella è che le aziende sono fatte da persone e quindi come tale le persone hanno la capacità di dare quel tocco, quella mano di cui parlavamo prima, che in realtà nient’altro può dare. A me capita di vedere dei profili, anche di aziende importanti e si nota subito se la comunicazione è affidata a una persona o se è affidata in maniera discontinua, per cui il brand magari è sempre lo stesso, però le persone che agiscono sulla comunicazione in maniera non continuativa, danno ognuno il proprio apporto, anche se minimo. Noi lo vediamo perché lavoriamo in questo mondo, quindi abbiamo un occhio un po’ più fino, proprio perché dietro c’è sempre qualcuno che lo fa, che ci mette mano, che mette l’idea, che la mette in testo, la mette nella parte visiva. Questo è qualcosa che non dobbiamo mai dimenticare, quindi che il modo in cui poi facciamo quel contenuto, è un modo unico, quindi può essere più o meno allineato, può essere più o meno disruptive, però è lui che poi trasmetteremo come anima. Anche la storia che c’è dietro a ogni singolo contenuto, in realtà ha un significato che non dobbiamo scordarci.
Melissa – Sono d’accordissimo con te, ricordandoci anche che le aziende, a volte hanno questa errata percezione di affidare la comunicazione a una persona e slegarsi completamente da quello, invece le persone che lavorano all’interno dell’azienda e che vivono l’azienda o gli imprenditori stessi, devono essere sempre presenti, essere promotori della comunicazione, delle idee, dare degli input, altrimenti si percepisce proprio questo slegamento fra ciò che è comunicato e l’azienda in sé.
Federica – Io ho anche un concetto in mente, che non esiste semplicemente il mondo social per comunicare ma anche l’idea che abbiamo a disposizione un ecosistema di strumenti.
Melissa – Assolutamente. Non dimentichiamoci mai che i social sono uno dei canali coi quali possiamo comunicare, che ci possono aiutare a raggiungere tante persone, però ci sono canali interni, ci sono anche canali offline, non soltanto online, ci sono le classiche PR, quindi, è sempre un mondo, un ecosistema che deve essere considerato tutto e bene e che ovviamente deve cooperare, collaborare.
Federica – Sì, perché forse non basta essere solamente sui social e questo è un po’ il tema che poi spaventa tanto, soprattutto le aziende: “Come mai sono sui social?”. I social sono semplicemente una parte di un meccanismo molto più grande e che è un meccanismo di comunicazione e se poi non è supportato da delle azioni concrete, oppure delle azioni su altri canali, è difficile che da solo possa tenere su i pezzi di un intero mondo di business, di marketing e così via, per cui è una delle cose in cui crediamo molto e una delle cose che mi piace tanto dire è: unire anche di anima e di storia, tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Quant’è bello quando si parlano tutti questi strumenti? Il sito si parla col social, il social si parla con la newsletter, la newsletter si parla col podcast e col blog, insomma, con tutto quello che abbiamo a disposizione. Il bello della comunicazione è che questo sistema lo possiamo creare noi, tipo puzzle.
Melissa – Assolutamente, magari non tutti gli strumenti che hai citato, anche perché possono spaventare se bisogna metterli tutti in campo, ma ne possiamo scegliere anche 2-3, però farli collaborare come delle persone che hanno ruoli diversi, ma che collaborando insieme riescono a portare a galla un progetto bellissimo.
Federica – Uno dei tuoi strumenti di comunicazione che mi piace tantissimo è la newsletter di lunedì. Mi piace tanto perché ha questo appuntamento fisso.
Melissa – Il primo lunedì del mese.
Federica – Arriva questa carezza da parte tua ed è un’idea che, secondo me, è molto bella perché le newsletter spesso hanno questo problema, che o ti bombardano di newsletter oppure ti arrivano sporadicamente una volta ogni tanto, magari per promozione, per comunicarti un evento, che quasi non ci fai caso, mentre invece, sapere di avere un appuntamento, è una cosa bellissima e parla molto bene col concetto di storia che dicevamo prima.
Melissa – Assolutamente sì. Questo è un mio piccolo canale di comunicazione dove non vendo niente, non promuovo niente, ma racconto solo dei piccoli spunti che possono essere applicabili sia da persone, sia da aziende, che raccontano anche un pochino il magico mondo del libero professionista, che a volte è un mondo un po’ oscuro.
Federica – Io, per esempio, ne ho scelti altri di strumenti.
Melissa – Questo fallo introdurre a me perché io ho una passione per la tua voce, per il tuo modo di esprimerti, infatti, sono quasi ammaliata quando tu parli, quando racconti le cose e il tuo principale mezzo di comunicazione è il podcast.
Federica – A me piace tantissimo. È un qualcosa che propongo sempre, naturalmente quando è il caso, anche ai clienti, proprio perché, secondo me, è uno strumento potente, per chi ha quel tipo di ecosistema di comunicazione in cui introdurlo, integrarlo, perché sono molto convinta che dietro la voce ci sia qualcosa di molto umano e quindi ciò che può fare la voce, magari può farlo di meno una foto, delle parole scritte, mentre la voce ti accompagna, è un flusso. Tra l’altro sta per tornare la seconda stagione … “C’è già” il podcast in collaborazione con Olympus Hub, ci stiamo lavorando, non posso spoilerare nulla ma arriverà prestissimo. Per chiudere potremmo dire il concetto di quanto è importante sentirsi owner del contenuto, cioè, è nostro quel contenuto, quel contenuto è dell’azienda, è della persona che lo sta pubblicando e quanto è importante sentire questo forte quando vogliamo creare questo ecosistema di comunicazione, secondo te?
Melissa – È la cosa fondamentale, è l’essenza, anche perché poi, quando ti senti padrone di quello che vuoi comunicare, spariscono anche un pochino le paure e quindi sei sicuro di proporti nel modo più giusto possibile: “Sono io”
Federica – E quel guardarsi allo specchio e quando succede è molto bello e il fatto che si guardino, a loro volta, quegli strumenti che possiamo integrare fra loro, è qualcosa di più interessante e più completo e che poi rende anche i social, che ci fanno tanta paura o che non sappiamo bene come usare, soprattutto se siamo dei professionisti o delle aziende, una parte che ha senso. È importante da non sottovalutare ma da saper usare con cura.
Grazie della bellissima chiacchierata!
Melissa – ciao!
Sono Melissa e sono una digital strategist freelance,
mi occupo di comunicazione digitale e social media per aziende e freelance.